Agricoltura, al Sud aumenta il volume della produzione

Agricoltura, al Sud aumenta il volume della produzione

20 Maggio 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

Sono dati positivi per il Mezzogiorno quelli che emergono dal Report sull’andamento dell’economia agricola e sul volume della produzione sul territorio redatto da Istat.

Le stime provvisorie sul complesso del settore agricolo a livello territoriale hanno evidenziato, per il 2019, un calo del volume della produzione in tutte le aree del Paese tranne che nel Sud, dove si è registrato un incremento del 2,3%. Il Nord-est ha subito il calo più consistente (-3,1%), seguito dal Centro (-1%), dalle Isole (-0,9%) e dal Nord-ovest (-0,5%). In termini di valore aggiunto tali performance risultano ancora più amplificate (figura 4). In generale è evidente come l’andamento di alcuni prodotti specifici di rilievo (vino, olio d’oliva, frutta e ortaggi), tipici di alcuni contesti territoriali ben definiti, condizioni e determini il risultato economico delle varie ripartizioni.

Le regioni che hanno avuto risultati positivi sia in termini di volume della produzione che di valore aggiunto sono state la Calabria (+10,6% e +17% rispettivamente), la Campania (+2,8% e +6,5%), l’Umbria (+2,5% e +4,3%) e la Liguria (+1,6% e +1,5%). Positivo l’andamento del solo valore aggiunto in Puglia (+1,7%) e Abruzzo (+1,3%). Tra i risultati maggiormente negativi per produzione e valore aggiunto, invece, spiccano la provincia autonoma di Trento (-4,3% e -6,1% rispettivamente), il Veneto (-3,7% e -7,9%), l’Emilia Romagna (-3% e -6,7%), le Marche (-2,2% e -5,7%), la Toscana
(-2% e -3,2%), il Friuli-Venezia Giulia (-1,9% e -3,9%) e la provincia autonoma di Bolzano (-1,8% e -3,2%).
Per la Calabria la performance positiva è stata determinata soprattutto dai prodotti dell’olivicoltura, dagli agrumi e dagli ortaggi. Anche per la Campania sul buon risultato regionale hanno inciso i prodotti dell’olivicoltura e gli ortaggi oltre che la frutta. In Umbria l’andamento positivo è stato trainato soprattutto dai legumi secchi, dal tabacco e dai cereali mentre per la Liguria il risultato positivo si è avuto grazie ai prodotti dell’olivicoltura, ad ortaggi e coltivazioni floricole. Per la Puglia sono andati bene, in particolare, i prodotti dell’olivicoltura, gli agrumi e i cereali, per l’Abruzzo gli ortaggi, le coltivazioni industriali e i cereali.
Riguardo alle regioni con andamento negativo, invece, per le province autonome di Trento e Bolzano sono risultati in brusco calo i prodotti della viticoltura, la frutta (le mele in particolare) e i cereali, per il Veneto è stato sensibile il calo dei prodotti della viticoltura, frutta e cereali, per l’Emilia-Romagna hanno inciso in negativo i prodotti della viticoltura, la frutta e le coltivazioni industriali; anche per Marche e Toscana hanno pesato in negativo i prodotti della viticoltura oltre ad ortaggi, cereali e frutta.

I prezzi dell’output, misurati dal deflatore della produzione, sono cresciuti quasi ovunque, soprattutto in Liguria (+4,9%), Abruzzo (+3%), Marche (+2,9%), Puglia (+2,1%) e Toscana (+2%) mentre le uniche diminuzioni hanno interessato la provincia autonoma di Bolzano (-3,7%), quella di Trento (-2,5%), il Friuli-Venezia Giulia (-0,2%) e il Piemonte (-0,1%).

Province di Foggia e Salerno fra le prime per valore aggiunto nel 2018
Nel 2018 la classifica delle province italiane per valore aggiunto in agricoltura ha visto al primo posto la provincia autonoma di Bolzano insieme a quella di Verona (praticamente a pari merito con poco più di 1 miliardo di euro); a breve distanza, con valori molto ravvicinati compresi tra 950 e 670 milioni, si sono collocate Foggia, Cuneo, Brescia, Treviso, Salerno, la provincia autonoma di Trento e Mantova.
Anche per quanto riguarda il valore della produzione, nelle prime posizioni si ritrovano le stesse province (pur con posizioni leggermente diverse), con il primato di Verona (2,1 miliardi), seguita da Brescia (1,9 miliardi), Cuneo e Foggia (1,7 miliardi), Mantova (1,6 miliardi). Riguardo alla tipologia di produzioni, Foggia e Verona guidano la classifica delle coltivazioni (rispettivamente con 1,3 e 1,1 miliardi di euro), Brescia e Mantova quella degli allevamenti (1,3 miliardi e 960 milioni), Foggia e Salerno quella delle attività connesse (in particolare per la prima lavorazione dei prodotti); le province autonome di Bolzano e Trento sono in cima per le attività secondarie (specialmente per l’agriturismo).

Province italiane di spicco, nel Nord Verona e nel Sud Foggia
Esaminando la classifica per valore dei singoli prodotti, il primato assoluto va ascritto alla provincia di Pistoia con i vivai (570 milioni di euro), seguita dalla provincia di Brescia per il latte (500 milioni di euro), dalla provincia autonoma di Bolzano per le mele (450 milioni di euro), da quella di Treviso per il vino (400 milioni di euro), da quella di Verona per il pollame (400 milioni di euro) e ancora da quella di Brescia per le carni suine (370 milioni).

Facendo una rapida carrellata sui prodotti più rappresentativi del territorio emerge che per la produzione di frumento duro la provincia più produttiva è Foggia, per quella di mais Torino, per patate e carote L’Aquila, per pomodori, carciofi e cavoli ancora Foggia, per i finocchi Crotone, per lattuga e peperoni Salerno, per le zucchine Latina, per le fragole Caserta, per il tabacco Perugia, per la soia Venezia, per le coltivazioni floricole Imperia, per l’olio d’oliva Reggio Calabria, per le arance Catania, per i limoni Siracusa, per pesche e nettarine Caserta e Ravenna, per le pere Ferrara, per le nocciole Viterbo, per i kiwi Latina, per le carni bovine, conigli e selvaggina Cuneo, per le carni ovicaprine e per il latte di pecora e capra Sassari, per le uova Forlì-Cesena, per il miele Verona.