Confindustria tuona: vuole il piano “D”

Confindustria tuona: vuole il piano “D”

10 Maggio 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

Maggioranza, opposizione, Confindustria, sindacati. L’accerchiamento al governo Conte prosegue costante e senza esclusione di colpi. Il premier è consapevole di giocarsi tutto con il decreto di prossima pubblicazione scommettendo sul rilancio dell’Economia.

Come? Puntando forte sulla sburocratizzazione della procedura amministrativa che dovrebbe garantire, secondo i tecnici, una tempestiva liquidità alle imprese e ai cittadini.

È proprio quel “fare in fretta” intonato in coro a preoccupare Conte: la burocrazia è sempre stata uno dei nodi irrisolti del Sistema Paese e la sua architettura è finita col trasformarsi in sabbia mobile che ha inghiottito illustri predecessori.
M5S e PD hanno ribadito la loro fiducia all’azione di Conte, ma hanno finito col tamponarsi al primo pit-stop utile: la regolarizzazione dei lavoratori stranieri proposta dal ministro Bellanova. È evidente anche in questo caso specifico la mano sotterranea di Renzi che ha voluto trasformare un provvedimento sostanzialmente utile nel primo vero casus belli della legislatura. L’ex Dem vuole il ribaltone e con il cambio della guardia a Viale dell’Astronomia, il fronte degli alleati è aumentato.

Basta soffermarsi sull’ultima uscita del presidente designato della Confindustria, Carlo Bonomi, per capire che la pazienza degli industriali italiani è finita. “Siamo molto delusi dalle misure economiche del governo – ha tuonato dal salotto di Piazzapulita – perché nonostante i 55 miliardi messi in campo gli effetti non arrivano”. Come a dire: se ci sono i soldi e non arrivano i risultati, il problema non è la liquidità ma l’incapacità di chi è chiamato a gestirli. “Fare una miriade di interventi a pioggia non serve a nulla – ha sentenziato Bonomi – piuttosto abbiamo chiesto il taglio dell’Irap per fare qualcosa di urgente, veloce, semplice e che semplifichi”.

L’attacco frontale della Confindustria ha creato più di un imbarazzo a Palazzo così come il sostegno allargato (dichiarato) che potrebbe vantare un governo di larghe intese guidato da Mario Draghi. Un Piano D che metterebbe tutti d’accordo, a cominciare da un’Europa che adesso pretende certezze politiche ed economiche dopo aver garantito all’Italia un sostegno incondizionato.

di Pietro Giunti