Disoccupazione giovanile: meridione maglia nera d’Europa

Disoccupazione giovanile: meridione maglia nera d’Europa

19 Settembre 2019 0 Di admin

«Qui chi non terrorizza si ammala di terrore» cantava Fabrizio De André ne «Il bombarolo». Perché scegliere questo esatto incipit? È presto detto: da diversi anni ormai l’intero dibattito politico si è spostato sul tema immigrazione, senza distinzione di orientamento politico. Nel frattempo però il tempo continuava a scorrere, e la maggioranza delle falle di questo Paese continuavano a fare danni, indisturbate. Ecco, la sensazione è proprio quella enunciata all’inizio: sembra che il terrore di flussi migratori ci abbia fatto smarrire la bussola e ci abbia decontestualizzato dal Paese Italia, impedendoci di fatto di parlare di tematiche altrettanto serie (se non di più). Parlo di sanità, istruzione, precarietà, mancanza di salari minimi, evasione fiscale, assenza di occupazione, specialmente per le fasce d’età con meno primavere. Nei dati Eurostat 2018 si evidenzia come la Campania, la Calabria, e la Sicilia siano le regioni col più alto tasso di disoccupazione giovanile (under 25); parliamo rispettivamente del 53.6%, 52.7% e 53.6%, a fronte di una media europea del 15.2%. Addirittura la Sicilia è peggiorata dello 0.7% rispetto al 2017. È possibile constatare nei dati come anche estendendo la fascia d’età fino ai 74 anni la situazione sia emblematica. Spostando di nuovo il focus sui giovani (in particolare meridionali) siamo di fronte a una catastrofe, senza giri di parole. Ovviamente l’unica risposta possibile di fronte a dati così critici è la famigerata “fuga di cervelli”, in quanto chi ha voglia di fare, chi vuole meritare un posto nella società, chi vuole mettere in pratica gli insegnamenti teorici offerti da scuole superiori e/o università, o semplicemente cerca la sua equa retribuzione economica che gli garantisca una vita dignitosa, è spesso costretto a cercar fortuna altrove, dove con molta più facilità si riscontra la volontà di offrire ai giovani le chances che meritano, poiché colonne portanti dell’avvenire. Altrettanto riscontrabile è la frequenza con cui la nostra gioventù oggi tenda ad anestetizzarsi (tramite consumo di droghe leggere), a dimenticare quello che li circonda, a isolarsi. Stiamo assistendo alla morte del desiderio, e non esiste niente di più pericoloso.  Probabilmente ciò è fra le cause della costante sedazione dei giovani; per molti (se non tutti) oggi pensare di poter un giorno svolgere il lavoro dei sogni, è appunto solo un sogno. E allora sì che si preferisce vivere in un mondo proprio, vista l’alternativa. Sempre meno di rado i ragazzi sono chiamati a dare il loro contributo nella società, e questo induce a sentirsi inutili e/o sprecati in quel contesto. Una grande porzione dei nostri giovani frequenta le università: ma abbiamo davvero la possibilità di venire incontro ai desideri di ognuno? La risposta credo possano darcela i dati Eurostat. Abbiamo di recente assistito (o meglio vissuto) a una singolare crisi di governo, con conseguente cambio di squadra governativa; è necessario che si accorgano del disagio che le nuove leve vivono sulla propria pelle, altrimenti nei prossimi anni assisteremo a uno svuotamento. Aggiungerei giustificato. “Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita. Tutto congiura per mandare il giovane alla rovina: l’amore, le idee, la perdita della famiglia, l’ingresso tra gli adulti. È duro imparare la propria parte nel mondo” scriveva Paul Nizan in Aden Arabia. Ecco, la sensazione è che queste parole riflettano ciò che avverte buona parte dei giovani, e questo è un rischio che è necessario scongiurare.