“Voglio solo tornare a studiare”: il libro di Vassalotti che racconta la storia di Patrick Zaky
24 Luglio 2021“Voglio solo tornare a studiare”. Forse mai cinque semplici parole hanno racchiuso un mondo in cui ci sono più ombre che luci. E queste parole sono anche il titolo di un libro edito da “people”, scritto da Marco Vassalotti, riguardo la vicenda di Patrick Zaki. Più che a un libro, in realtà siamo di fronte a un diario. Di fatti, il contenuto è una raccolta di post, comunicati, interviste e dichiarazioni di qualcun altro.
Patrick Zaki, per chi ancora non lo sapesse, è un ragazzo egiziano di ventotto anni, e dal 2019 vive a Bologna, dove frequenta il master europeo GEMMA in Studi di Genere e delle Donne. È un ricercatore dell’Ong EIPR (Egyptian Initiative for Personal Rights), attivista per i diritti umani e sostenitore della campagna “Verità per giulio Regeni”; storia con cui purtroppo ci sono diversi punti di contatto. Il 7 febbraio, data che è anche il punto di partenza del libro, all’arrivo presso il Cairo per una vacanza con la famiglia, viene sequestrato dalla sicurezza di Stato. Sarebbe stato interrogato per venti ore, sena poter godere di un avvocato. Più precisamente, il ragazzo sarebbe stato torturato secondo l’Ong, che parla anche di elettroshock. Il pubblico ministero di Mansoura ha contestato al ragazzo «la pubblicazione di false voci e false notizie che mirano a turbare la pace», «incitamento alla protesta» e «istigazione alla violenza e ai crimini terroristici». Il tutto, sarebbe provato da alcuni post su Facebook. Su di lui pendeva un mandato d’arresto da settembre 2019, di cui non era a conoscenza.
Da quel giorno parte una trafila di udienze rimandate, messaggi che a Patrick è consentito mandare sporadicamente dal carcere, flash-mob (i primi degli studenti bolognesi), gli appelli del gruppo di crisi dell’Unibo, la petizione lanciata su Change.org, fino alla lettera che Amnesty International Italia ha inviato all’ambasciatore egiziano a Roma. E tanto altro ancora. Il libro è una valida mappa che cerca di orientarci in questo deprimente ginepraio.
In un contesto in cui le istituzioni rispondono timidamente e a intermittenza, e che quando lo fanno non dimostrano neanche particolare credibilità a causa dei traffici di armi che Vassalotti ben racconta, l’unica strada che resta percorribile è quella della coscienza civile, alimentata dall’informazione documentata, dal ricordo e dall’empatia, cercando ci costruire un fronte che possa fare incessantemente pressione sulle autorità competenti. “Voglio solo tornare a studiare” ne è un ottimo esempio, e il suo titolo è quello che tutti auguriamo a Patrick. Perché chiunque di noi potrebbe essere Patrick.