Cosa prevede il Referendum Costituzionale?

Cosa prevede il Referendum Costituzionale?

21 Agosto 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

In un periodo storico alquanto particolare a causa dell’aumentare dei contagi da coronavirus e le conseguenze economiche derivanti proprio dall’emergenza pandemica, si inserisce un tema politico fondamentale dal punto di vista sociale ed istituzionale per un Paese, ovvero il Referendum Costituzionale che si voterà prossimamente.

Si tratta del quarto referendum confermativo nella storia della Repubblica ed è stato indetto per approvare o respingere la legge di revisione costituzionale dal titolo: modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari. Il testo di legge prevede il taglio dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato.

Va subito evidenziato che il referendum costituzionale non richiede il raggiungimento di un quorum per avere efficacia e suddetta revisione ha avuto un consenso trasversale da parte dei partiti durante le votazioni nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama.

Data l’importanza del referendum, in quanto va ad incidere fortemente sul sistema rappresentativo del nostro Paese, è opportuno che si prendano in considerazione concretamente le ragioni dei due schieramenti.

Le Ragioni del Sì

Ritengono che il ruolo del parlamentare sia fortemente ridimensionato, in quanto con la riforma costituzionale 3/2001 le Regioni hanno acquisito un potere politico ed istituzionale anche maggiore del deputato o senatore. Pertanto, viene considerato uno spreco avere un numero di parlamentari così elevati nel nostro Stato;
Sostengono che un dimezzamento del numero dei parlamentari, permette di snellire l’iter legislativo e razionalizzare l’agone politico nella sua formazione;
Evidenziano che comporterebbe un risparmio per il bilancio dello Stato con la conferma di tale riforma costituzionale.

Le ragioni del No

Dichiarano che , in primo luogo, in rapporto alla popolazione, il numero dei parlamentari non è affatto un’evidente anomalia, anzi qualora si approvasse definitivamente la riforma la Camera sarebbe addirittura l’ultima in Europa, per numero di parlamentari ogni 100.000 abitanti. In secondo luogo, i numeri vanno sempre considerati in rapporto alla funzione del rappresentante;
Affermano che una possibile riduzione del numero dei parlamentari non aiuterebbe l’efficientamento dell’iter legislativo, in quanto le due Camere avrebbero le stesse competenze e funzioni, senza alcuna modifica del bicameralismo perfetto;
Ribadiscono che il ruolo del rappresentante è dirimente in uno Stato, dal momento che è il collante tra il cittadino e le istituzioni , per cui un venir meno sui territori di tali figure in combinato disposto con la crisi del sistema partitico, potrebbe comportare delle conseguenze degenerative della democrazia nel nostro Paese.

Alla luce di quanto evidenziato, è lapalissiano intuire l’importanza del referendum che si terrà nel mese di Settembre, dal momento che andrà ad incidere prepotentemente sul nostro sistema rappresentativo e ,seppur, vi è un sentiment fortemente negativo nei confronti dei politici, sarebbe doveroso e fondamentale che ogni cittadino voti con coscienza e conoscenza del quesito referendario.

In conclusione si pongono degli interrogativi che possono aiutare tutti noi a poter riflettere meglio e concretamente sulla scelta da fare:

Il nostro sistema rappresentativo ed istituzionale si migliora solo con un dimezzamento dei parlamentari, oppure sarebbe opportuno una riforma più complessa e completa dell’ordinamento giuridico e della rappresentanza?

È giusto che un referendum costituzionale che incide così tanto sul sistema democratico dello Stato non venga discusso ampiamente nella società e, soprattutto, si voti a Settembre in un periodo storico così particolare, in cui vi è poca attenzione da parte dei cittadini, in quanto distratti dall’emergenza pandemica?

di Carlo Conte