Quarant’anni fa la strage di Bologna

Quarant’anni fa la strage di Bologna

2 Agosto 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

“Bologna ha nel cuore una vecchia stazione” canta Luciano Ligabue in “Made in Italy”, canzone dell’omonimo album. Quella “vecchia stazione”, nel cuore l’abbiamo tutti. Quarant’anni fa, la strage di Bologna.

È il 2 agosto 1980, fa un caldo infernale. E la sensazione di essere all’inferno diventa reale alle 10:25, quando una valigia piena di tritolo esplode e deflagra la sala d’aspetto di seconda classe della stazione centrale. L’esplosione coinvolge anche il treno Adria Express 13534 Ancona-Basilea. L’atroce bilancio vede 85 vittime e oltre 200 feriti; numeri abbondantemente sufficienti a farla risultare la strage più sanguinosa delle varie verificatesi durante la “strategia della tensione”, nonché dal secondo dopoguerra. La vittima più piccola è Angela Fresu, appena 3 anni, e poi Luca Mauri, di 6, Sonia Burri, di 7, fino a Maria Idria Avati, ottantenne, e ad Antonio Montanari, 86 anni. Vite innocenti spezzate. Unica colpa, essere state di passaggio in quel momento, in quel luogo.

Vari i gradi di giudizio che si sono succeduti: si comincia nel 1987; poi l’appello nel 1990 che ribalta il verdetto di primo grado assolvendo tutti gli indagati, finché solo il 23 novembre 1995 si giunge ad una sentenza definitiva della Corte di Cassazione. Alla fine vengono condannati all’ergastolo, quali esecutori dell’attentato, i neofascisti dei NAR Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (che si sono sempre dichiarati innocenti, pur avendo apertamente rivendicato vari altri omicidi di quegli anni). Vengono invece condannati a 10 anni, per il depistaggio delle indagini, l’ex capo della loggia massonica “P2” Licio Gelli, l’ex agente del SISMI Francesco Pazienza e i due alti ufficiali Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, rispettivamente generale e colonnello del servizio segreto militare (SISMI). Nel 2007 viene poi condannato a 30 anni per l’esecuzione della strage anche Luigi Ciavardini (minorenne all’epoca dei fatti).. Nel 2017 è stato rinviato a giudizio per concorso nella strage di Bologna, il terrorista dei Nar Gilberto Cavallini. Il 9 gennaio 2020 Cavallini, sulle cui spalle pesano già otto ergastoli, è stato condannato con sentenza di 1° grado, per concorso nella strage. Com’è spesso successo però, c’è qualcosa (o qualcuno) che non è ancora stato messo nero su bianco: i mandanti.

Nel settembre 1980 uscì “Dalla”, album dell’immenso Lucio Dalla. C’è una canzone che a detta di larga parte degli ascoltatori fa riferimenti proprio alla strage di Bologna (che è del resto città natale dell’artista scomparso il 1° marzo 2012). La canzone è “Balla balla ballerino”, e un passaggio che sembra confermare il comune sentire del pubblico è il seguente:

“Balla il mistero
di questo mondo che brucia in fretta quello che ieri era vero
Dammi retta, non sarà vero domani
Ferma con quelle tue mani il treno Palermo-Francoforte
Per la mia commozione c’è una ragazza al finestrino
Gli occhi verdi che sembrano di vetro
Corri e ferma quel treno, fallo tornare indietro”.

A prescindere da quali fossero i reali intenti del cantautore bolognese, dalle ultime parole del tratto riportato possiamo giungere a una conclusione. I familiari e le persone vicine alle vittime della follia di quarant’anni fa vorrebbero certamente tornare indietro e fermare tutto. A distanza di quattro decenni, è desolante vedere che le indagini non siano riusciti a dare un senso pieno all’essere andati avanti. Sarebbe il caso di restituire dignità alle vittime ingiustificate (e ingiustificabili) di uno dei periodi più difficili della nostra storia. Se riuscissimo a farlo ne guadagneremmo infinitamente in termini di solidità, che in periodi come quello che viviamo da qualche mese a questa parte sarebbe di vitale importanza.

Di Francesco Mazzariello