I bambini non vivono le differenze: gli esempi che arrivano dal territorio
1 Agosto 2020La differenza giace negli occhi di chi ha perso il senso dell’infanzia e scompare negli sguardi di chi, ancora bambino, sa vivere con tutti i colori dell’arcobaleno. È questo ciò che si respira dopo aver vissuto una mattinata nel campo estivo alla scuola di Fonti a Sala Consilina. Ad accogliere Nunzio, il custode.
Ha gli occhi lucidi: “Non ho mai visto un’integrazione e una gioia così”. Ancora non si capisce bene di cosa si parli, ma subito dopo dietro il pilastro, immediatamente dopo la misurazione, di rito e di precauzione, delle febbre, le parole di Nunzio il custode diventano cristalline. Ci sono venti bambine e bambini che giocano, che sono un tutt’uno, che litigano e che si trattano con affetto o con indifferenza a secondo dei casi, dei giochi, dei momenti.
Ci sono almeno dodici operatori, giovani e meno giovani, tutti esperti della materia che seguono pedissequamente alcuni di loro, guardano con occhi attenti gli altri. C’è una serie di banchi con piani disegno, un percorso che pare di guerra tra barattoli e pneumatici, ci sono giochi e giocattoli sparpagliati un po’ ovunque. Palloni e auto, colori e lavagne che riempiono il prato che circonda la scuola o le aule messe a disposizione della dirigente scolastica per questo campo estivo che è tanto normale da essere speciale. E dovrebbe essere normale un campo estivo dove bambini speciali e bambini che non devono affrontare problematiche fisiche e mentali giochino insieme. Anzi non dovrebbe nemmeno fare notizie un campo del genere, dovrebbe essere la consuetudine.
E invece? E invece bisogna parlarne per far si che diventi normalità. Arrivando alla scuola fonti, conoscendo bambine e bambini, operatori e operatrici delle cooperative (Luce e Iskra) che hanno voluto questo campo estivo – grazie al cospicuo intervento del Comune di Sala Consilina che ha anche proposto per primo l’idea di questa “avventura” – si capisce subito una cosa: gli aggettivi cadono. Cadono gli aggettivi che accompagnano i bambini: né speciali, né normali. Semplicemente bambini. Una semplicità che emoziona. Emoziona quando si guardano gli occhi dei piccoli che creano un trattore da sedie e banchi di scuole, che si sentono come Hamilton alla guida di auto di plastica, o che sognano di diventare dottoresse o fotografi come i loro genitori. La semplicità di una convivenza tra bambini è il segreto di un campo estivo che vuole essere normalità e che invece si scopre ancora eccezione. I veri maestri, coloro che davvero insegnano qualcosa in una mattinata trascorsa con loro, sono i bambini. Sono loro che annientano ogni differenza, che riprendono i genitori che hanno occhi corrotti dall’età, dall’esperienza, dalla malizia. Riprendono il giornalista che ha quegli stessi occhi. Loro, i piccoli, insegnano la normalità dell’essere semplicemente bambini. Meravigliosi.
Bambini che vivono la vita a colori, sempre e che fanno tutti parte dello stesso arcobaleno. Perché la loro forza non è vedere i vari colori dell’arcobaleno, ma ammirarlo nel suo insieme. Semplicemente arcobaleno che taglia il cielo con gioia.