I robot e l’industria: a che punto siamo?

I robot e l’industria: a che punto siamo?

26 Giugno 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

In un’epoca di forti cambiamenti, stiamo vivendo l’innovazione tecnologica in prima persona. Nelle industrie, l’automazione gioca un ruolo cruciale per ottenere un vantaggio competitivo forte. Considerando tutti i fattori, come sta evolvendo il mercato dei robot? Parliamo spesso, anzi sempre potrei dire, di INDUSTRIA 4.0, MACHINE LEARNING, IoT e potremmo aggiungerne tante altre di parole “difficili”. Ma, keep in Mind, tutto è partito da una prima forma di automazione industriale che ha rivoluzionato il settore dell’automotive in primis: I ROBOT. Tecnologia che ha permesso una evoluzione sostanziale dei settori manifatturieri, a servizio dell’uomo. Ma attualmente, come sta cambiando il mercato? Per capire meglio il settore tecnologico di riferimento, ci soffermiamo su quello che è il più importante report mondiale in ottica di mercato per i Robot, ovvero L’ANNUALREPORT DI IFR (International Federation of Robotics).

EVOLUZIONE DEL MERCATO DEI ROBOT

Le statistiche risalenti al 2018, del WORLD ROBOTICS REPORT, mostrano che un nuovo record di 384.000 unità è stato spedito a livello globale nel 2018, con un aumento del 1 % rispetto all’anno precedente. Ciò significa che il volume delle vendite annuali di robot industriali è aumentato per la sesta volta consecutiva (2013/2018). Scendendo nel particolare, i robot industriali e i cobot sono e saranno una parte importante dell’intero comparto produttivo italiano ed estero. Secondo un’indagine di Global Data, il mercato mondiale della robotica è destinato a triplicare nei prossimi sei anni, passando dai 98 miliardi di dollari del 2018 fino a oltre 275 miliardi di dollari nel 2025. Il rapporto sostiene che il settore della robotica crescerà ad un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 16 % tra il 2018 e il 2025, con un picco di crescita annuale del 17 %nel 2022. I prossimi 5 anni vedranno una rapida crescita dei servizi cloud-based per i robot: si tratta di quei servizi dedicati alla gestione delle “flotte”di robot installati e di quelli inseriti in produzione in base alle necessità , soprattutto da piccole e medie imprese. Questo rappresenta un possibile vantaggio competitivo per le aziende da non sottovalutare. Prendendo in citazione qualche fonte autorevole come il MIT, da alcune analisi/studi, square robot- umani sono circa l’85% più che produttive rispetto agli esseri umani o ai soli robot. Questo significa semplificare il processo di produzione rendendolo significativamente più economico rispetto una soluzione completamente automatizzata. Si generano “opportunità “. Come dettagliato sulla Cina, nel 2014 sono stati acquistati circa 56000 robot, il 54 % in più del 2013, e il Paese inizia anche a produrre propri robot, contribuendo per il 7 % delle vendite worldwide : i costruttori cinesi hanno fornito 16000 robot alle aziende locali , quasi il 29 % del totale, contro i 40.000 forniti da aziende internazionali . In Europa sono accreditati come “Key Contributor “allo sviluppo del mercato robotica industriale la Germania, la Francia, l’Italia e l’Inghilterra.

E L’ITALIA COME STA REAGENDO ALLA ROBOTICA?

Anche in Italia stiamo davanti a una nuova rivoluzione industriale con protagonista la robotica, settore in cui l’Italia, per storicità e competenza, si ritaglia da sempre un ruolo da protagonista. A dirlo, anche in questo caso come negli altri paesi non sono solamente i sentimenti degli operatori del settore, ma sono soprattutto i numeri a parlare , quelli elaborati da SIRI, che attraverso il suo Gruppo di Lavoro Statistiche e la collaborazione del Centro Studi di UCIMU – sistemi per produrre, monitora l’ andamento del mercato italiano della robotica attraverso un’ indagine statistica semestrale che effettua coinvolgendo i costruttori di robot attivi sul nostro mercato . “Ovviamente non stiamo parlando dei numeri impressionanti della Cina come prima accennato – dove le vendite dei robot industriali sono aumentate del 59 % nel 2017, raggiungendo le 138.000 unità – ma di dati che di fatto , dopo aver fatto le dovute proporzioni impressionano lo stesso e sono sintomo di un comparto in piena salute anche per l’ Italia come afferma Domenico Appendino , Presidente SIRI che prosegue “ 7895 robot antropomorfi e censiti nel 2018 ( di cui i primi sonio l’89% )rappresentano infatti il , miglior dato di sempre per quando riguarda il nostro Paese che, per il quinto anno consecutivo , fa segnare un volume di vendite annuali in crescita . È un’escalation continua di record che per il 2018 indica una percentuale di crescita del 13,9 % dei robot industriali venduti in Italia. Tengo a sottolineare che parliamo di robot venduti e non installati in Italia perché, di fatto, i nostri System Integrator, tra i migliori al mondo nel dare risposte e soluzioni concrete di automazione basate sull’uso di robot industriali, contribuiscono in modo sostanziale a questo boom. Spesso però acquistano i robot in Italia ma li installano in altri paesi, europei e non. Ecco perché dobbiamo parlare di robot ordinati e non installati. Ciò non toglie che si tratta comunque di un dato record e molto importante che trova conferma anche nella stima del mercato globale basata sulle sensazioni dei presenti al gruppo di lavoro statistiche di SIRI secondo cui il numero di robot venduti supera di gran lunga le 10.000 unità. Il risultato di queste sensazioni porterebbe quindi ad una percentuale di crescita vicina al 15 % rispetto al 2017. L’Italia e l’Europa crescono in termini di robotica. Entro i prossimi tre anni, in Italia, l’87% delle aziende produttive utilizzeranno robot di seconda generazione. Ciò emerge dal recente studio della BCG Advanced Robotics in the Factory of the Future, concernente il grado di diffusione della robotica nelle imprese manifatturiere. L’Europa, ed in particolare la Germania, la Francia e l’Italia hanno mostrato una propensione all’integrazione di tale tecnologia, superiore rispetto a paesi che tradizionalmente sono first mover nel processo di diffusione delle traiettorie tecnologiche, come USA (80%) e Giappone (72%). Lo stesso studio ha mostrato che la maggior parte delle imprese intervistate non posseggono un piano d’azione che ne permetta l’integrazione nel breve-medio periodo. Infatti, solo un’azienda su cinque del campione analizzato ha stabilito una strategia volta alla riconfigurazione digitale del processo produttivo. Sempre secondo la BCG, un fattore critico di successo è rappresentato dalla presenza di elevate competenze specializzate, sia per quanto riguarda l’iniziale processo di integrazione delle unità robotiche nel singolo contesto produttivo, sia per mantenere costante l’efficienza e l’utilizzo nel lungo periodo.

 

di Emanuela di Rauso