Un paese orfano e l’eredità (pesante) di Rocco Giuliano
13 Giugno 2020Il sabato mattina era diventata una tradizione. Uno shampoo intorno alle 13, a volte il taglio dei capelli, ma nulla di stravolgente. Era il contorno a essere importante. L’attesa all’esterno del barbiere, Carletto, se il tempo permetteva. Seduto prima sulla panchina rossa per parlare con chi passeggiava, di solito dal ritorno dal marcato settimanale. Poi seduto sulle poltrone ad ascoltare e parlare con clienti e con ospiti fissi di quello che è un po’ il salotto pubblico di Polla. Rocco Giuliano, il sindaco deceduto a 75 anni, primo cittadino dal 1990, poi vicesindaco, e di nuovo alla guida del suo paese dal 2013 fino a 31 maggio, giorno della sua dipartita.
Per comprendere il peso politico di Giuliano, amico di Bettino Craxi prima e Bobo dopo, la presenza per tre ore del governatore Vincenzo de Luca nella camera ardente allestita nella scuola media che sarebbe dovuto essere inaugurata dallo stesso presidente campano e dal sindaco prossimamente. In consiglio comunale dal 1975, assessore provinciale, socialista fin dentro il sangue (tanto che sul suo feretro è stato adagiato un cuscino di garofani) se ne è andato come forse avrebbe voluto, da sindaco in carica. Senza mai aver perso una elezione da 45 anni. Ovviamente tanti sono i ricordi legati all’uomo e al politico, anche le critiche su alcune scelte e i dubbi su alcuni cambi di rotta (una volta per Caldoro, una volta per De Luca) ma in questo momento, a poche settimane dal decesso, resta quel senso di sbandamento nel paese di cinquemila anime all’ombra del santuario di Sant’Antonio.
Il sabato mattina quella tradizione che raccontavamo prima non si potrà più ripetere. Rocco Giuliano andava da “Carletto il barbiere”, una sorta di Bruno Vespa delle forbici e rasoi, per incontrare persone, assaporare il clima del paese, prendere qualche rimprovero dai cittadini o anche rispondere a qualche suo avversario politico. Giuliano non aveva Whatsapp e anche sui social non era molto attivo. Anzi. Un politico d’altri tempi (che non vuol dire per forza migliori, sia chiaro), che preferiva il contatto con la gente. Sapeva che quella tradizione, il sabato mattina trascorso dal barbiere, lungo la strada principale che taglia Polla, a poche decine di metri dal polo scolastico era un momento importante della sua gestione politica del paese. Dove rintuzzare critiche e assaporare l’atmosfera.
Quello shampoo non ci sarà più, Polla resta orfana del suo sindaco e guarda con timore al futuro perché priva di un punto riferimento che a tratti, probabilmente, è stato anche ingombrante per il suo essere unico, come punto di riferimento. Il sabato mattina, a Polla, non sarà mai più come prima. Anche se – questo bisogna dirlo – in molti quello shampoo vorrebbero farselo da settembre, quando si tornerà a votare. In molti vorranno sedersi sulle panchine rosse e sulle poltrone di Carletto il barbiere, consapevoli che si tratta di prestigio e potere. In molti, persone vicine al sindaco Giuliano, consiglieri attuali e passati, avversari politici che una volta erano grandi amici con Giuliano o sconfitti in elezioni che furono.
E se Polla si sente orfana, per qualcuno, non si sa per quanti, il ricordo resta scolpito ma diventa meno importante di avere quello shampoo speciale del sabato mattina tra i capelli.