Dati Istat: posti asili nido insufficienti al Meridione

Dati Istat: posti asili nido insufficienti al Meridione

12 Giugno 2020 0 Di Alessandro Mazzaro

È stato presentato il Rapporto Istat- Ca’ Foscari sui servizi educativi per l’infanzia in Italia, ed è emersa una profonda disomogeneità territoriale.
Rispetto al potenziale bacino di utenza (bambini di età inferiore a 3 anni) si evidenzia la carenza strutturale di servizi, sia pubblici che privati. I posti disponibili nei nidi e nei servizi integrativi pubblici e privati – illustra il rapporto – rispondono mediamente al 12,3% del bacino potenziale di utenza al Sud e al 13,5% di quello delle Isole, contro una media nazionale del 24,7% (anno scolastico 2017/2018). Una dotazione ben al di sotto – viene fatto notare nello studio – dell’obiettivo del 33% fissato per il 2010 dal Consiglio europeo di Barcellona del 2002. Nord-est (32,5%) e Centro Italia (32,4%) hanno tassi di copertura sensibilmente più alti, seguiti dal Nord-Ovest. (29,2%).
Per molti nuclei familiari si rivela proibitivo il costo degli asili nido. Di fatti il reddito medio delle famiglie che usufruiscono degli asili nido è di 40.092 euro annui contro i 34.572 euro di famiglie con figli che non li frequentano. I Comuni spendono in totale circa 1 miliardo e 461 milioni di euro l’anno per i nidi e i servizi integrativi per la prima infanzia, di cui il 19,6% rimborsato dalle famiglie sotto forma di compartecipazione degli utenti. Al Centro-nord la spesa media dei Comuni per un bambino residente passa da poco meno di 2 mila euro l’anno nei Comuni altamente urbanizzati a poco meno di 700 euro nei comuni con grado di urbanizzazione medio e basso. Nel Mezzogiorno la media è di 389 euro per bambino nei Comuni più urbanizzati e di circa 300 euro l’anno nei Comuni a media e bassa urbanizzazione.
La ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia si è espressa dicendo che «In questo periodo di fatica per la collettività è emerso con chiarezza che bisogna rimettere al centro i servizi educativi per prima infanzia». «Il Coronavirus ha reso ancor più evidenti le problematiche legate a questi numeri e i rischi legati all’impoverimento dei servizi educativi – ha proseguito-. Oggi dobbiamo ricomporre i cocci di un sistema che si è mostrato fragile, aperti a nuove progettualità e ai suggerimenti più innovativi, per ridisegnare un sistema all’altezza delle sfide che ci attendono come Paese. Non può essere l’ennesima occasione perduta».