Riapre il museo di Pontecagnano: intervista a Gina Tomay

Riapre il museo di Pontecagnano: intervista a Gina Tomay

4 Giugno 2020 0 Di Arianna Bruno

Il Museo Archeologico di Pontecagnano Faiano «Etruschi di Frontiera» riapre al pubblico dopo tre mesi di lockdown e lo fa ripartendo dal punto in cui tutto si è fermato. Contestualmente alla riapertura delle sale espositive, infatti, ieri è stata inaugurata anche la mostra fotografica curata da Romeo Civilli «Girls nota brides – Spose bambine in Bangladesh», realizzata in collaborazione con Legambiente Campania ed in programma inizialmente per la Festa della Donna 2020.
Il museo sarà aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 9 alle 19,30. Grazie agli ampi spazi di cui dispone la struttura, inoltre, non sarà necessaria la prenotazione, che resta consigliata per le comitive con più di dieci persone.
CreaSud ha intervistato la direttrice del Museo, Gina Tomay, membro del comitato scientifico della Fondazione Picentia.

Il Museo riparte con uno spirito nuovo e con tanta voglia di fare. Quali sono le iniziative in cantiere?

«Numerose le iniziative in cantiere per il Museo Archeologico, a partire da quella in programma per le Giornate Europee dell’Archeologia (19-21 giugno): in quell’occasione verranno esposti una serie di reperti mai mostrati al pubblico, che rappresentano una piccolissima parte del «tesoro» presente nei depositi del sito picentino. A seguire vi sarà la prosecuzione di Musée Éclaté, altra iniziativa interrotta causa Covid-19 che riprenderà nei prossimi mesi il suo regolare cammino. Ma la vera sorpresa arriverà nella primavera 2021, quando verrà aperta una mostra dedicata all’integrazione ed alla mobilità nell’insediamento di Pontecagnano fra il nono ed il terzo secolo avanti Cristo. Una mostra che sarà finanziata dalla Regione Campania e che metterà al centro il ruolo dell’antica città etrusca nel contesto territoriale del Mezzogiorno».

Un progetto che punta l’attenzione sul tema dell’integrazione.

«Focalizzeremo l’attenzione sui fenomeni di accoglienza ed integrazione di comunità diverse rispetto a quella etrusca. Un tema di grande interesse che cercheremo di proporre al pubblico attraverso una narrazione accattivante che adotterà tecnologie e metodologie innovative per arrivare ad un pubblico ampio e non solo di addetti ai lavori».

Il lockdown ha rappresentato un momento per riflettere sul futuro. Cosa si può dire di aver imparato da questo periodo?

«Ripartiamo dalla bellezza. Nulla è banale dopo tutto quello che è successo. Questo periodo, oltre al grande lavoro di squadra che abbiamo svolto da casa, ha avuto diversi lati positivi e ci ha fatto scoprire quanto il nostro pubblico sia affezionato al museo ed ai suoi tesori. Un affetto testimoniato dai numeri che abbiamo registrato sui social network, fondamentale canale di comunicazione nel periodo della quarantena. Di tutto ciò sono particolarmente orgogliosa. Ora ricominciamo con lo stesso spirito di prima rispettando le misure di sicurezza previste a seguito dell’emergenza sanitaria».