Oltre il Covid-19: la vera «bomba» esploderà in estate
24 Maggio 2020Dopo aver conosciuto e imparato a convivere con l’emergenza sanitaria in atto, è bene prendere coscienza del fatto che sta per esplodere nel Paese una crisi sociale senza precedenti. Questione di mesi (forse di settimane) e il Covid-19 presenterà il suo conto più salato.
La crisi economica innescata dal Lockdown ha creato una voragine economica spaventosa, un abisso nel quale sono sprofondati imprese e lavoratori che non hanno avuto alcun tipo di protezione a lungo termine.
Tralasciando per un attimo l’annosa ma sempre attuale vergogna del ritardo dei pagamenti della cassa integrazione, paradossalmente l’errore più grande commesso dal governo è stato quello di non agire mai nella logica di una prospettiva di ritorno alla normalità collettiva. Tanti i miliardi distribuiti a pioggia, svariati gli annunci, quotidiani i compromessi per la sopravvivenza politica.
Il risultato? Lo conosceremo il 17 agosto 2020: la data cerchiata in rosso nel Decreto Rilancio, che darà il via libera alle procedure di licenziamento collettivo per centinaia di migliaia di lavoratori. Come in un film dal finale già scritto, a quel giorno in tanti arriveranno con la certezza di aver perso il loro diritto al futuro, il loro diritto al lavoro. L’ulteriore schiaffo ricevuto – sempre sancito per Decreto – è che gli ammortizzatori sociali non basteranno a coprire la fase che precederà l’uscita dalle aziende, perché il limite per usufruire della cassa integrazione è di 14 settimane.
Insomma se il problema per Conte fino ad oggi è stato quello di decidere la differenza tra Fase1 e Fase2, quello che gestirà in piena estate sarà una bomba sociale che mieterà vittime su vittime.
Nel silenzio più assoluto, tantissime aziende hanno già comunicato ai loro dipendenti la decisione unilaterale di chiudere i battenti. In questa casistica, è doveroso e drammaticamente giusto precisare, non rientrano soltanto le attività che prima del Covid-19 navigavano a vista per problemi economici: vi appartengono realtà che, bilanci alla mano, vivevano un trend crescente.
Il perché è presto spiegato: in un’economia capitalista (sviluppata anteponendo gli interessi degli investitori alle tutele dei lavoratori, per gentile concessione dei governanti di turno ndr) quale imprenditore rischierebbe i propri profitti per affrontare la vera crisi che arriverà in autunno?
Certo ci sarà qualcuno che deciderà di giocare la sua partita ed è a loro che lo Stato dovrà guardare.
La stagione “breve ma intensa” dei finanziamenti a pioggia si è già conclusa con effetti irrisori: a soffrire erano e restano sempre gli stessi, ma con un’attività fallita in più o un lavoro in meno.