Lo Statuto dei Lavoratori compie 50 anni

Lo Statuto dei Lavoratori compie 50 anni

20 Maggio 2020 0 Di Arianna Bruno

Il 20 maggio 1970, la legge n.300 (più nota come Statuto dei lavoratori) viene pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Per esteso, il titolo è «Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento». Si tratta di un porto a cui si approda dopo più di un decennio di lotte.

Tutto inizia nel 1952, quando Giuseppe Di Vittorio, allora segretario CGIL, propose per la prima volte una serie di norme che tutelasse i lavoratori, affermando, al congresso, «Il lavoratore è un uomo, ha una sua personalità, un suo amor proprio, una sua idea, una sua opinione politica, una sua fede religiosa, e vuole che, questi diritti siano rispettati da tutti e, in primo luogo dal padrone […] perciò sottoponiamo al Congresso un progetto di “Statuto” che intendiamo proporre, non come testo definitivo, alle altre organizzazioni sindacali […] per poter discutere con esse e lottare per ottenerne l’accoglimento e il riconoscimento solenne».

La proposta fu accolta solo nel 1969 da Giacomo Brodolini, ministro del Lavoro. Ciò accadde in un momento storico in cui si sentiva il bisogno di rendere effettivo quello che la Costituzione sanciva rispetto al tema del lavoro. L’11 dicembre, due giorni dopo il rinnovo dei contratti dei metalmeccanici, la legge viene approvata in Senato. Quando la situazione sembrava migliorare, appena ventiquattro ore dopo a piazza Fontana scoppia una bomba per mano del gruppo politico di estrema destra “Ordine nuovo”, che causerà 17 vittime e 88 feriti, inaugurando poi la cosiddetta “strategia della tensione”, come la chiamò The Observer all’indomani della strage. Si aprì quindi un periodo in cui gruppi terroristici miravano continuamente a destabilizzare lo Stato centrale per ottenere come risposta dall’opinione pubblica un desiderio di svolta in senso autoritario. Questo avvenne, tra l’altro, dopo la rivoluzione studentesca del ’68, che incontrò nel ’69 l’insoddisfazione dei lavoratori (in particolare metalmeccanici) protagonisti dell’autunno caldo, generando così un ancor più intenso dissenso nei confronti del governo Rumor.

Il 14 maggio 1970, in evidente stato di necessità di placare gli animi, anche la Camera approva il testo della legge, con 217 favorevoli, 10 contrari e 125 astenuti. Si arriva alla pubblicazione in Gazzetta del 20 maggio, esattamente cinquant’anni fa. Lo Statuto è diviso in sei titoli: Della libertà e dignità del lavoratore; Della libertà sindacale; Dell’attività sindacale; Disposizioni varie e sindacali; Norme sul collocamento; Disposizioni finali e penali. Lo Statuto ha rappresentato la discesa in campo dei diritti sanciti dalla Costituzione, e l’esempio più significativo è l’articolo 1: “I lavoratori, senza distinzione di opinioni politiche, sindacali e di fede religiosa, hanno diritto, nei luoghi dove prestano la loro opera, di manifestare liberamente il proprio pensiero, nel rispetto dei principi della Costituzione e delle norme della presente legge”.

 

di Francesco Mazzariello