In Europa crescono le cure farmacologiche contro ansia e depressione

In Europa crescono le cure farmacologiche contro ansia e depressione

20 Settembre 2021 0 Di Alessandro Mazzaro

Negli ultimi anni, in tutta Europa è aumentato il consumo di psicofarmaci nonostante l’alto rischio di assuefazione a cui sono associati. Una situazione resa ancora più grave dagli scarsi investimenti nell’assistenza psicologica, che potrebbe invece costituire una modalità di trattamento più sostenibile.

Secondo l’Oms, milioni di cittadini europei ogni anno affrontano ansia, depressione e insonnia. Di conseguenza, sempre più persone in Ue fanno uso di antidepressivi e ansiolitici, come il diazepam e il lorazepam, meglio conosciuti con i loro nomi commerciali Valium e Orfidal. Il loro consumo è aumentato in molti paesi, in particolare in Spagna, Italia, Croazia e Slovacchia.

A partire dal 2010, c’è stato un boom nell’uso di antidepressivi, con un parallelo aumento anche nel numero di persone cui è stato diagnosticato un disturbo ansioso o depressivo. Nel 2017, prima dello scoppio della pandemia, Regno Unito e Portogallo prescrivevano più di 100 dosi giornaliere di antidepressivi ogni 1.000 abitanti, la quota più alta tra quelle dei paesi europei.

Tra le possibili cause di questo fenomeno, l’aumento di disturbi mentali comuni, la prescrizione di antidepressivi al posto di terapie non farmacologiche, l’accesso sempre più facile agli antidepressivi e gli investimenti insufficienti nell’innovazione terapeutica, secondo l’International Journal of Environmental Research and Public Health.

Anche se bisognerebbe monitorare l’uso di antidepressivi, sono gli ansiolitici a creare le maggiori preoccupazioni tra gli psichiatri. Il Portogallo, anche qui, è in testa in quanto a numero di prescrizioni, ma seguono a poca distanza Spagna e Croazia.

In Croazia, ad esempio, il diazepam è stato il settimo medicinale più consumato nel 2019, davanti all’ibuprofene, che invece si è posizionato al nono posto. Gli ansiolitici sono spesso prescritti per trattare insonnia e ansia, ma la buona prassi medica sarebbe quella di limitarne l’uso nel tempo, visto che generano dipendenza.

Le benzodiazepine sono gli ansiolitici che danno più dipendenza. L’uso non andrebbe protratto oltre i 3 mesi, ma ci sono pazienti in Europa che le hanno consumate anche per 10 anni. Meno dannoso prendere gli antidepressivi, ma spesso le persone percepiscono uno stigma su questo tipo di farmaco e di conseguenza li rifiutano.

Le donne sopra i 65 anni, in particolare, sono la categoria più importante di consumatori di benzodiazepine. Eppure proprio l’età è uno dei fattori che più espone al rischio di subire effetti avversi, quali deficit cognitivi e un maggiore rischio di conseguenza gravi, anche mortali, in seguito a cadute e rotture.

I Paesi Bassi hanno preso una delle misure più drastiche per affrontare il problema dell’uso prolungato delle benzodiazepine. Nel 2009, le hanno rimosse dalla lista dei farmaci rimborsabili, il che ne ha ridotto moderatamente l’utilizzo.

La tendenza a preferire i trattamenti farmacologici per disturbi quali ansia e depressione potrebbe essere collegata, almeno in parte, alla difficoltà di accedere a trattamenti psicologici. Un problema che, oltretutto, si è inasprito durante la pandemia. La maggior parte dei paesi Ue hanno meno di 20 psicologi ogni 100mila abitanti nella sanità pubblica, che sarebbe il numero consigliato. Una cifra che scende ulteriormente (meno di 10) nel caso dei paesi della penisola iberica. Anche gli psichiatri messi a disposizione dalla sanità pubblica sono in numero piuttosto ridotto.

La sanità pubblica italiana, ad esempio, dispone di circa 17 psichiatri ogni 100mila persone, una cifra più alta rispetto ad altri paesi dell’Europa meridionale come Portogallo (13,6) e Spagna (11,8), ma decisamente inferiore rispetto a quella di paesi come Germania, Lituania, Paesi Bassi e Francia.

Il trattamento psicologico nell’assistenza di base è uno dei metodi più efficaci per curare i pazienti con diagnosi di ansia e depressione. Tecniche come l’autoregolazione emotiva, per esempio, sembrerebbero essere più efficaci rispetto alle terapie farmacologiche, ma queste ultime rimangono comunque, in Europa, le più diffuse.

 

 

fonte e testo: Openpolis